Fare pace con i genitori: identità, legami e relazioni nelle Costellazioni familiari.

Erano mesi che non pubblicavo nulla qui sul sito ma proprio oggi, in occasione della Festa della Mamma, ho sentito che avevo qualche riflessione sulle dinamiche familiari da condividere con i miei lettori. Noterete lo stile tipo flusso di coscienza. Buona lettura.

Lavorando da parecchi anni ormai con l’astrogenealogia, la teoria psicogenealogica e le costellazioni familiari, mi trovo di fronte a persone che hanno vissute esperienze infantili e familiari complesse. 

Genitori anafettivi, pieni di problemi personali e relazionali che li rendevano incapaci o semplicemente immaturi per svolgere il ruolo genitoriale: madri vittime, gelide o manipolatrici, padri incapaci di contenere la violenza, oppure assenti o abbandonici. 

La casistica delle possibili ferite infantili è senza dubbio enorme e le conseguenze di una genitorialità immatura e poco consapevole risultano in molti casi davvero gravi. 

Succede allora che molto spesso il figlio o la figlia ferito, incompreso, abbandonato, emozionalmente non nutrito o lasciato a sé stesso, decide in età adulta di allontanarsi dalla famiglia o dalle figure che non hanno svolto adeguatamente il loro ruolo.

Ognuno di noi in una prima fase della vita ha bisogno delle funzioni lunari (cura, amore, nutrizione), degli insegnamenti e dei limiti saturnini (protezione dai pericoli esterni, regole familiari e di convivenza) e di qualcuno che ci accompagni anche minimamente alla scoperta della nostra individualità e unicità (funzione solare).  Quando mancano queste tre funzioni la famiglia non sta operando correttamente per il corretto sviluppo del giovane individuo.

Come dicevamo, assumere il ruolo genitoriale comporta una maturità ed uno sviluppo equilibrato della propria personalità di base, nonché aver risolto o almeno lavorato sulle proprie carenze dell’infanzia (la relazione dei nostri genitori con i nostri nonni). Possiamo immaginare come tutto questo sano substrato di base purtroppo sia molto spesso assente. La famiglia in molti casi passa da essere un nido tranquillo e protettore ad un luogo di sofferenza ed incomprensioni. 

Cosa succede allora? Una volta raggiunta l’età adulta moltissime persone scelgono di mettere dei paletti o di allontanarsi fisicamente dalla famiglia di origine o da uno dei genitori, con la speranza che la distanza lenisca le proprie ferite o almeno non permetta la loro riproduzione nel tempo.

Sicuramente le dinamiche familiari sono molto difficili da modificare se non c’è una volontà ed una presa di coscienza di tutte le persone implicate, e quindi l’allontanamento spesso risulta l’unica soluzione possibile, producendo però alcune conseguenze per il sistema familiare di cui parleremo più avanti.

Foto di Lisa Fotios via Pexels

La mia esperienza in campo sistemico mi porta a riflettere sul fatto che la lontananza non risolva i problemi familiari di base. Questo ce lo insegnano anche le costellazioni familiari di Bert Hellinger, le quali propongono una differenziazione importante su cui tutti dovremmo riflettere: relazioni e legami non sono la stessa cosa.

Le relazioni, ossia il nostro rapporto reale con nostro padre e nostra madre in questo caso, possono essere buone, cattive o addirittura pessime. Il legame invece, cioè la connessione profonda con chi ci ha messo al mondo, permane sempre e in ogni caso.

È per questo motivo che il distanziamento fisico non è una soluzione, ma semplicemente un meccanismo di difesa che porta allo stesso tempo ad una sorta di illusione. Pensiamo che finalmente liberi da ciò che ci ha procurato danno in passato, saremo finalmente in grado di fare la nostra vita. In alcuni casi questo può magari essere vero, ma in molti altri no, e chi come me lavora con l’ambito familiare e genealogico lo sa perfettamente.

Il modello di legame interno con i nostri genitori condiziona anche le nostre relazioni con gli altri, la nostra espressione individuale e la nostra realizzazione. Pensando di andare verso il futuro può succedere che in qualche maniera ci troviamo invece ancora fermi.

Rimanere bloccato nel passato familiare, anche nella distanza fisica, porta a varie conseguenze importanti. Possiamo trovare difficoltà nelle relazioni amorose, ripetere modelli di coppia poco sani, oppure non riuscire a trovare la nostra strada. 

Nei casi più gravi possiamo arrivare alla somatizzazione di problemi fisici che, nell’ottica della biodecodifica, rappresentano emozioni o situazioni che non sono state ben elaborate. Attraverso il sintomo infatti, il nostro corpo ci parla e richiama la nostra attenzione su una parte del corpo che ha un significato simbolico. 

Ricordo il caso di una cliente che aveva sviluppato un cancro al seno. Analizzando il suo tema natale e poi ascoltando la sua storia personale e familiare, emergeva chiaramente come tutta la tematica del rapporto con la madre e le varie connessioni con il materno familiare erano pregne di dolore, abbandono e sofferenza.

Il tumore al seno, inteso come simbolo della nutrizione materna e delle difficoltà di espressione del lignaggio femminile, era chiaramente l’espressione di una necessità di risolvere quei conflitti che la distanza fisica aveva solo in qualche modo “sospeso”. 

Nell’allontanarsi dalle figure genitoriali che ci hanno provocato dolore esiste una sorta di illusione di riparazione (“non li vedo, non li sento, non potranno più farmi del male”), quando in realtà  il disordine familiare e sistemico continua a riprodursi in altri livelli, ad esempio in quello relazionale o filiare. I mandati, le dinamiche e le lealtà familiari in realtà operano ancora.

Riuscire a fare comprendere che la lontananza fisica non risolve i problemi a volte mi sembra davvero un compito arduo. Quello che cerco di spiegare è che la famiglia continua a marcare il nostro cammino individuale perché esiste un livello energetico e simbolico che va oltre la relazione con la mamma Patrizia ed il papà Luigi, proprio per mettere due nomi a caso.

Dicevamo che oltre la relazione c’è il legame, e questo è invece una dinamica fra Figlio o Figlia e Mamma e Papà, senza più nomi questa volta.

Come proponeva Bert Hellinger, dobbiamo cercare di portare amore ed equilibrio dove non c’è stato. È un movimento dell’anima che si apre alla comprensione di dinamiche più profonde, che ci aiuta a vedere i nostri genitori non più solo ed esclusivamente come tali, ma come persone, esseri umani, bambini e poi adulti a loro volta.

Le costellazioni familiari ci aiutano in un certo senso a far tornare le cose al loro posto se non nella realtà, almeno a livello interno, simbolico o inconscio, come lo preferite chiamare. 

Ordine ad Amore sono le parole che Hellinger suggerisce come le due chiavi necessarie per lavorare sui sistemi familiari, qualunque esperienza, anche la più negativa, questi ci abbiano obbligato ad attraversare.

Quando si onorano i genitori e si rispettano per come sono, quando si accettano nella semplicità delle loro figure umane, quando si comprendono le loro difficoltà e i loro errori, si inizia davvero il cammino di crescita personale. E questo è un punto importante da considerare.

Perché mentre continuiamo ad essere arrabbiati, risentiti o distanti, non solo stiamo bloccando un legame (non un relazione) che è naturale, ma allo stesso tempo disprezziamo anche noi stessi, perché la prima e fondamentale riflessione che come adulti siamo chiamati a fare è che dobbiamo la nostra esistenza ai nostri genitori. Siamo già in partenza in credito con loro.

Nessuna delle sofferenze di questa terra potrà controbilanciare il regalo della vita. Anche se non siamo stati voluti, anche se siamo stati degli incidenti di percorso, incluso se siamo il frutto di una violenza.

La vita è il regalo più grande che ci hanno fatto i nostri genitori e noi saremmo sempre in debito con loro. Se non li ringraziamo, li accettiamo internamente per gli esseri umani che sono e come rappresentanti simbolici degli archetipi della Madre e del Padre, in realtà disprezziamo anche noi stessi, e la nostra vita non fluirà, sarà piena di problemi e inconvenienti. Ci sentiremo bloccati, attraverseremo con molta probabilità difficoltà lavorative, economiche oppure relazionali. 

La teoria delle costellazioni familiari ci spiega che è molto difficile trovare pace e amore in questo mondo quando si rifiutano i genitori oppure quando li si giudica. Questo ci fa credere infatti di trovarci su di un pulpito, in una posizione moralmente più elevata rispetto a loro, quando invece noi figli saremo sempre piccoli e i nostri genitori eternamente i grandi.

Lo so, possono risultare pretenziose queste parole ma ricordo che stiamo lavorando e pensando in un livello simbolico ed archetipico. Le costellazioni familiari hanno una base teorica che è molto importante conoscere e poi una parte pratica che si risolve nella più nota rappresentazione, di gruppo oppure individuale, di scene e di situazioni presenti nell’ inconscio personale e familiare. 

È importante poi fare presente al pubblico in generale che il costellatore, cioè chi guida la rappresentazione scenica, non si mette al servizio della persona che viene a costellare, ma del suo sistema familiare.

E questo è un dettaglio particolarmente importante perché nelle costellazioni non si viene a lavorare per i desideri, l’Ego e i drammi della persona, del bambino ferito e vittima, ma per ristabilire un ordine interno al sistema o al gruppo familiare, ordine che è stato perduto oppure che non è mai esistito. 

Ritorniamo al nostro esempio iniziale, un componente della famiglia che ha preso la decisione di allontanarsi in qualche maniera dalla famiglia di origine. Questo è un tema particolarmente importante nelle costellazioni ed in generale nelle discipline sistemiche.

Lavorare sulla distanza, fisica ed emozionale, significa anche comprendere il concetto di esclusione e di autoesclusione all’interno del sistema familiare, che è considerato uno dei principali “disordini” a livello sistemico. 

L’appartenenza è il primo principio dei tre enunciati, delle 3 Leggi dell’Amore proposte da Bert Hellinger. Secondo questo autore tutti i membri, vivi o morti (e qui includiamo anche gli aborti o i bambini nati morti), fanno parte per diritto naturale della famiglia.

Tutte le vicende di dolore che possono essere successe all’interno di questa non possono cambiare e nemmeno minimamente intaccare questo principio. Essere allontanati da un sistema o decidere di abbandonarlo volontariamente genera una perturbazione, uno squilibrio, che provocherà qualche tipo di ripetizione o compensazione nel sistema attuale o nei futuri discendenti.

La difficoltà per la maggioranza delle persone che non hanno ancora adottato quello che viene definito lo “sguardo sistemico” nei confronti della vita, è rappresentata dall’ incapacità di interiorizzare il livello simbolico familiare e le leggi che lo reggono, rispetto alla propria esperienza personale che, come dicevamo all’ inizio, è spesso molto dolorosa.

Le persone sono avvezze ad interpretare la propria vita e le vicende infantili da un punto di vista che permane identico a sé stesso nel tempo. 

Faccio per questo motivo, riferimento ad un articolo che ho scritto qualche tempo fa per la rivista Astrolabor diretta dall’astrologa Grazia Bordoni con cui ho la fortuna di collaborare da qualche tempo.

Scrivevo nell’articolo:

Il racconto della nostra vita, chi siamo, cosa ci succede, il ricordo del nostro vissuto, parte da una interpretazione infantile che molto spesso coincide con la prospettiva lunare. È una “storia” che narriamo a noi stessi e per esteso poi anche al mondo, una decodificazione della realtà a volte vittimistica, spesso altamente difensiva, quasi sempre parziale e soggettiva.

Quando cresciamo e diventiamo adulti, non importa l’età anagrafica che abbiamo raggiunto, dobbiamo invece imparare a riconoscere che vediamo il mondo attraverso delle lenti assolutamente personali che ne condizionano la sua interpretazione e che quella che a noi è sempre sembrata “la Verità”, è spesso solamente una visione limitata ed incompleta.

Comprendere la relatività del nostro punto di vista in relazione tanto ai fatti personali della nostra vita come alle interazioni che manteniamo con gli altri, ci porta oggi ad affrontare un tema astrologico a mio avviso molto interessante.

Siamo tutto il nostro tema natale contemporanemente o ne interpretiamo una parte? Sono attivi in noi tutti i simboli astrologici o ci riconosciamo solamente in alcuni? E se assumiamo come nostri determinati ruoli cosa succede con gli altri?

Questo è solo l’incipit di un articolo che poi tratta delle subpersonalità o nuclei energetici all’interno di un tema natale, che è una tecnica di astrologia umanistica che serve a riconoscere i differenti personaggi interni che esistono dentro di noi. È una tecnica molto interessante perché ci permette di ampliare il nostro sguardo e di aprirci alla possibilità che la nostra vita possa essere diversa da come l’abbiamo sempre percepita e descritta.

In ogni caso questo discorso mi serve in questo momento per fare capire che la narrativa della nostra vita parte sempre da una percezione parziale e spesso infantile. Questo è un atteggiamento che rende difficile comprendere come la vita familiare e le dinamiche in essa incluse possano essere viste anche da un lato maggiore, simbolico o archetipico, come le costellazioni di Bert Hellinger o le altre discipline sistemiche cercano di mostrarci. 

Questa difficoltà di comprensione, questo mancato salto da una percezione letterale delle difficoltà della nostra infanzia alle trame archetipiche che sostengono ogni famiglia, è una esperienza purtroppo molto frequente per chi come me si trova a contatto con persone che cercano in qualche maniera di lavorare su sé stessi e sul proprio albero genealogico. 

Se non è proprio possibile cercare di migliorare la relazione reale con nostro padre o nostra madre, allora risulta assolutamente necessario impegnarci a risanare il legame simbolico che esiste fra il nostro bambino o bambina interiore e il Padre e la Madre, intesi come figure archetipiche. Non importa che i nostri genitori siano ancora vivi oppure abbiano già lasciato questa dimensione, visto che stiamo pensando in un piano diverso.

Quello che chiamo “fare pace con i genitori” è invece un percorso interno che dovremmo affrontare tutti prima o poi, perché tutti a qualche livello abbiamo dei piccoli o grandi risentimenti nei loro confronti. Ma è un cammino che risulta fondamentale per coloro che con maturità hanno deciso di intraprendere un percorso di conoscenza e autoconoscenza all’interno delle discipline sistemiche, dell’ astrogenealogia, della psicogenealogia, delle costellazioni familiari e della biodecodifica transgenerazionale. 

Ma come si fa a fare pace, se non esternamente almeno internamente, con i propri genitori? Come lavorare sul legame simbolico che ci unisce indissolubilmente a loro?

Nel gergo delle costellazioni familiari si dice che dobbiamo “prendere la Madre” e “prendere il Padre”. Sono due movimenti distinti e separati: non possiamo prendere insieme i nostri genitori perché simbolicamente, a parte il fatto di essere due persone completamente diverse, hanno significati archetipici differenti.

Prendere la Madre significa venire in contatto con il materno, con la capacità di amare, di nutrire che è presente in ogni mammifero. Vuol dire anche entrare in contatto con la nostra autostima e di conseguenza anche con la nostra relazione con il denaro ed il successo. Nelle costellazioni infatti quando si presenta qualche dinamica difficile nell’ambito economico normalmente andiamo a investigare il legame con la Madre.

Prendere il Padre invece ci apre al contatto con la nostra identità, con chi siamo e dove vogliamo andare, con la nostra forza e con la nostra capacità di realizzazione professionale. In questo caso i problemi lavorativi nella nostra vita vengono filtrati attraverso il legame con Papà, con nostro padre reale, con il padre archetipico e con la funzione paterna all’ interno del nostro albero genealogico. In qualche livello di questa intricata trama di relazioni e legami troviamo la chiave della nostra realizzazione personale e professionale.

Fare questo lavoro, ossia prendere la Madre ed il Padre, per la teoria delle costellazioni significa entrare in contatto con la vita, prendere coscienza, riordinare il sistema, fare pace con esso e quindi riuscire a superare le difficoltà del passato.

Come dicevamo nella frase iniziale: “alla stessa maniera in cui trattiamo internamente i nostri genitori, così ci tratterà la vita”.

Foto di Alexandro David via Pexels

Alcuni dicono che per fare questo lavoro di riconnessione con le figure genitoriali bisogna semplicemente recitare qualche orazione (in gergo si definiscono “frasi sanatrici”) del tipo:

“Mamma, ora ti vedo, ti onoro e ti riconosco come madre. Grazie per la vita”.

Non sto mettendo assolutamente in discussione la validità di queste frasi, proposte appunto da Bert Hellinger. Ciò che più mi interessa però, è non banalizzare questo tipo di studi e conoscenze sistemiche che sto investigando con passione da molti anni.

Quello che sto cercando di esprimere in questo momento è che ripetere una orazione senza sentirla, senza aver compreso che è parte di un lavoro più profondo ed intenso che ognuno di noi deve fare, semplicemente non porta a nulla. 

La gente oggigiorno purtroppo è abituata a voler pastiglie magiche che risolvano velocemente e in maniera indolore i loro problemi. Non abbiamo tempo oppure nemmeno voglia di fare un lavoro di comprensione più profonda.

Pensiamo solo agli anni che possono servire per una terapia psicologica. Chi si permetterebbe mai di andare da uno psicologo e chiedergli se con una seduta risolverà tutti i suoi problemi? 

Questo è quello che invece accade ad un astrogenealogista oppure ad un costellatore familiare che, per definizione, non sono nemmeno terapeuti.

Mi sono trovata in alcuni casi con persone che si presentano ad un consulto astrogenealogico o ad una costellazione pensando che da quel momento la loro vita cambierà radicalmente perché sarà l’astrogenealogista o il costellatore a fare la magia, cioè a fare il lavoro per conto loro. Questo atteggiamento, detto in tutta onestà, è un pensiero estremamente infantile.

Le frasi sanatrici hanno un senso, a mio avviso, all’interno di una costellazione familiare perché in quel contesto non stiamo lavorando a livello mentale, ma a livello simbolico, in un campo energetico più ampio e soprattutto più profondo. Non stiamo ripetendo una frasetta che abbiamo letto in un post di una decina di righe su Facebook…

Con le costellazioni invece stiamo entrando in quella che Hellinger definisce l’Anima Familiare, una zona non visibile a metà strada tra l’inconscio personale e quello collettivo a cui, per definizione, non possiamo accedere attraverso la mente, i pensieri e le parole, ma attraverso un linguaggio non verbale. E la costellazione infatti altro non è che una rappresentazione simbolica in cui compaiono persone, energie, concetti, situazioni eccetera.

Dire una di quelle frasette e subito dopo andare a fare una lavatrice non è la stessa cosa che vivere un momento fuori dallo spazio e del tempo dove ci confrontiamo con le figure dei nostri genitori o anche dei nostri antenati, nel caso abbiamo anche qualche lealtà familiare più antica su cui dover lavorare. 

In una costellazione c’è una persona, il costellatore, che sa e che guida, che riconosce le situazioni di “disordine” e che possiede gli strumenti teorici e le capacità di servizio nei confronti dell’intero sistema, che sa che la finalità è ristabilire “ordine e amore” dove questo non è più presente. 

A mio avviso, solo in questo contesto (e nel mio caso particolarmente prediligo le costellazioni individuali piuttosto che quelle di gruppo) possiamo davvero vedere come si manifestano i simboli ed i legami archetipici. Quando la costellazione è ben fatta si riconosce per la magia che si forma in quel momento. Scusatemi per il termine troppo nettuniano ma non saprei come definirlo altrimenti, chi l’ha vissuto sa di cosa parlo.

Ebbene, è solamente in un contesto del genere, immersi in un campo come quello dell’ Anima Familiare di cui facciamo parte ma che allo stesso tempo non ci appartiene o che comunque non è completamente nostro, che troviamo le condizioni ideali per “prendere la madre e prendere il padre”.

Certamente, dopo una costellazione familiare, il lavoro personale e sul proprio albero non finisce. È un concetto che mi interessa ripetere per cercare di essere compresa davvero.

Le costellazioni familiari, oppure gli esercizi sistemici che ci fornisce la psicogenealogia, i consulti astrogenealogici, sono solo una parte del percorso di lavoro personale sulle proprie origini. Perché non scomparirà magicamente la nostra visione infantile e spesso vittimistica, quella parte lunare di noi sempre pronta a trovare un responsabile o un colpevole esterno, quella che è abituata ad accusare mamma Patrizia e papà Luigi del poco amore che ci hanno dato. 

Questa interpretazione che ci ha accompagnato per anni, se non per decenni, dobbiamo riconoscere che è installata dentro di noi, è diventata ormai un meccanismo di reazione che si presentarà ancora più e più volte nella nostra vita. Questo lo dobbiamo tenere ben presente.

Ed ogni volta allora che si presenta nella nostra mente il desiderio di reagire in una forma vecchia e stratificata dal dolore e dalla fatica, dovremo tornare con la forza dello spirito e della coscienza di persone mature che siamo o che aspiriamo ad essere, al ringraziamento totale e disinteressato rivolto ai nostri genitori per la vita che ci hanno donato. Non esiste possibilità di ricompensarli in alcuna maniera.

Il problema con i nostri genitori è il nostro punto di vista infantile e lunare, la nostra parte bisognosa di protezione e di affetto. Ci focalizziamo in ciò che ci hanno fatto e non in ciò che ci hanno dato. La vita, ripeto, è il regalo più grande possibile: non riusciremo mai, in nessuna maniera, a ricompensarli per questo. E solo per questo motivo siamo e saremo sempre in una situazione di debito nei loro confronti. Il ringraziamento interno, la pacificazione simbolica se non è possibile quella reale, è un passo assolutamente necessario per fare davvero pace con i nostri genitori.

Leggi anche: Costellazioni astrologiche, i fili invisibili che ci legano agli altri.

Un abbraccio, Cristina.

Ti ricordo che mi puoi seguire nella Pagina Facebook, su Instagram o nel mio canale di Youtube.

Torna alla HOME.

© Karma e Cosmo. Attenzione: i testi e le grafiche di questo sito, quando non diversamente specificato, sono una creazione intellettuale personale e quindi sono soggetti a Copyright, pertanto non possono essere utilizzati senza citare esplicitamente tanto la fonte (autore e pagina Web) come il link all’articolo stesso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.